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L’innovazione della politica. Chiudere Facebook

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2009 20:30
12/02/2009 20:30
Post: 175
Registrato il: 29/11/2003
Utente Junior
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Riportiamo un articolo di Luigi Ferro pubblicato il 12 febbraio 2009 in merito ad un tema che oggi è portante.
Dall'articolo emerge prepotentemente la scarsa capacità riflessiva della nostra classe politica in relazione ad un problema che è difficile da analizzare anche per i più esperti del settore.


Il testo dell'articolo:
"Del decreto sicurezza recentemente approvato fa parte anche un emendamento presentato dal senatore Gianpiero D’Alia (Udc) che, in pratica, prevede la chiusura dei siti come Facebook che ospitano pagine dedicate a Riina o alle Brigate Rosse e che in questo caso commettono apologia di reato. Ma la casistica è più ampia visto cheil senatore sostiene che dovrebbe essere chiuso anche il blog nel quale il prorpietario non cancella i commenti pesanti (tipo le offese verso chi scrive) o apologetici. Un po’ come se il proprietario di una casa fosse accusato di apologia di reato perché qualcuno ha disegnato una stella a cinque punte sul suo muro.

Sul blog dell’Espresso, una bella intervista di Alessandro Giglioli al senatore permette di capire meglio la faccenda che mette a nudo la distanza che esiste fra chi fa e approva le leggi e il mondo della rete.

A parte le considerazioni sul contenuto dell’emendamento mi pare il caso di osservare che una norma di questo tipo è stata approvata senza che a nessuno sia venuto in mente di consultare prima qualche esperto. Perché oltre al problema della libertà di espressione, che già pare una questione importante, ci sarebbe anche qualche problema tecnico di contorno abbastanza importante.

E poi che modo di legiferare è questo che colpisce in particolare un’azienda e che risponde di getto a una questione di cronaca? C’è il gruppo di Riina su Facebook? Subito si fa una legge e si risolve il problema. Mi sembra un modo di agire simile a quello della vicenda Englaro dove, nonostante da anni il padre avesse posto il problema si è arrivati al decreto delel ultime ore.

L’arrivo di Internet ci ha posto davanti a una serie di questioni nuove che non si può pensare di risolvere con divieti che ci porrebberro allo stesso livello della Birmania. Per questo qualcuno dovrebbe studiare di più, capire che il mondo è cambiato e che parlare con qualcuno che ne sa (Fondazione Bordoni, Cnipa, Garr, provider e tutti quelli che volete mettere in lista) eviterebbe di fare delle stupidaggini.

Dieci milioni di italiani vanno su Facebook che rappresenta anche un buon metodo di alfabetizzazione informatica, le aziende cercano di capire come usarlo e come usare i principi del social network, e qualcuno per colpire venti cretini dice che bisogna chiuderlo?
Ma come si fa a parlare di innovazione in un paese simile?"

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